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I primi
giorni in Normandia erano stati all’insegna del nervosismo…Oscar si sentiva
in trappola…una trappola tesa dalla madre a cui non sapeva dare una spiegazione
plausibile…si vedevano poco…la madre, sempre pallida, di rado faceva compagnia
alla figlia a cena…Oscar era sola…le sorelle non erano ancora arrivate…le
donne Jarjayes tutte insieme…mah?
Oscar
cercò di organizzarsi le giornate…si creò una sua routine…un
ordine da rispettare…ciò la aiutava a tenere la sua mente lontana,
impegnata…essere i quei luoghi da sola senza Andrè era ancora più
difficile…
Si stava
allenando con la spada…di accaniva contro un avversario immaginario sfoderando
nei movimenti tutta la sua forza, la sua tecnica impeccabile…la sua bellezza…non
sentì un fruscio di vesti avvicinarsi…la sua mente era altrove…
“Oscar…”
La voce
la fece sobbalzare, si girò di scatto e puntò istintivamente
la spada alla gola che aveva pronunciato il suo nome…era la madre…
“Oscar…”
il tono era calmo…anche se la punta affilata era a pochi centimetri dal
suo volto…
“Madre…scusatemi…”
Oscar si rilassò…i suoi occhi erano tornati calmi…
“Oscar…smettila
di allenarti…fra poco le tue sorelle arriveranno…entra in casa…”
Madame
Jarjayes allungò il braccio verso la figlia invitandola …Oscar ripose
la spada nel fodero…si avvicinò…
“Oscar…prendimi
sottobraccio…”
“Come
desiderate madre…” era ancora in collera con lei…ma l’invito della madre
era stato talmente dolce che non ebbe il coraggio di negarle quel contatto…forse
il contatto più intimo che riuscivano a regalarsi l’una con l’altra…
“Oscar…lo
so che non ti è piaciuto il modo con cui ti ho fatto venire qui…”
“Madre…sapete
bene quali sono i miei doveri…la corona ha bisogno di tutto l’aiuto…”
Non la
fece finire di parlare…
“Anche
una madre ne ha bisogno…e anche tu…”
Oscar
camminava piano…ma a quell’insinuazione…si fermò…staccandosi dal
braccio sottile della madre…
“Oscar
guardami…girati…”
Oscar
era imbarazzata…i suoi occhi avrebbero tradito la verità del suo
cuore…aveva tentato di dissimulare il dolore che provava, l’angoscia che
le solcava il viso…la nostalgia che le spegneva lo sguardo…ma si girò
ugualmente…pronta ad affrontare la madre come se fosse una nuova prova
che doveva superare…
“Madre…io?
Aiuto?” sorrideva forzatamente “E perché mai?”
La madre
le si avvicinò e riprese il suo braccio…”Andiamo in casa…comincia
a fare freddo…non sono abituata come te a stare all’aperto…”
Ma
cosa vuole dirmi?…
“Oscar…non
sei stanca?”…quella domanda…aveva solo una risposta…e non era “no”…Oscar
lo sapeva…la madre lo sapeva…calò definitivamente il silenzio fra
loro…
Si stavano
avvicinando a palazzo in silenzio…quando un rumore di zoccoli…ruote…si
fece sempre più assordante…tre carrozze si stavano avvicinando…
“Sono
loro…Oscar…”
Oscar
non vedeva le sorelle da molti anni…
***
Il treno
si fermò a Versailles…ma l’uomo non scese…la sua fermata era la
prossima…rimase solo nel vagone…non sapeva dire se era nervoso o emozionato…non
sapeva neanche se avrebbe avuto il coraggio di avvicinarsi alla sua proprietà…guardava
fuori dal finestrino..e riconosceva ogni angolo, ogni radura, ogni laghetto…tutto
era marchiato a fuoco nella sua memoria…in ogni immagine che gli venisse
alla mente..lei era lì…lei mentre correva a perdifiato inseguendo
il suo cavallo…lei mentre gli infliggeva l’ennesima stoccata…lei che abbozzava
un sorriso…lei che lo guardava severamente…lei che gli porgeva un bicchiere
di vino…lei…sempre ..lei…in tutta la sua vita…
Il treno
si fermò…l’uomo scese…era tranquillo del fatto che nessuno lo avrebbe
riconosciuto…il paesino era piccolo…e lo attraversò velocemente…vedeva
già la lunga siepe che delimitava le scuderie in fondo alla strada…lo
steccato bianco del tondino…il poligono di tiro…tutto era rimasto uguale…
L’uomo
prese un piccolo sentiero che si inoltrava nel bosco che costeggiava la
piscina olimpionica…sapeva come arrivare alla casa senza che nessuno lo
notasse…c’era una strana calma…aveva saputo che il centro sportivo che
lei aveva fondato andava a gonfie vele…si aspettava di vedere gli atleti
in allenamento, essendo quello periodo di qualificazioni agli europei…che
strano…mi aspettavo di vederla qui da qualche parte a inveire con qualche
scansafatiche…
L’uomo
era ormai a ridosso della scuderia privata…che strano…questa stalla è
stata costruita da poco…chissà chi è il cavallo fortunato?
Incuriosito
si avvicinò ulteriormente…sentiva…un rumore sordo…ritmico…ossessivamente
ripetitivo…la scena che gli si presentò davanti gli ghiacciò
il sangue…
“Fossi
in lei non entrerei….”
Era la
voce limpida di una ragazza…l’uomo si voltò…non ricordava quella
voce…sapeva di non conoscerla…
“E’ pericoloso…quel
cavallo sta male da mesi…ma il capo non ha il coraggio di abbatterlo…”
il
mio cavallo… è il mio cavallo…
“Cosa
ha?”
“Nessuno
riesce a capirlo, è come impazzito…solo il capo sa calmarlo…ma è
un mese che è fuori…”
“Il capo?”
“Oh sì…scusate…il
capo…la proprietaria...la mia allenatrice..insomma…beh..la chiamiamo il
capo…”
La ragazza
rise…e anche l’uomo non seppe trattenere un sorriso…la mia…il capo?!
L’uomo
seppe dalla ragazza…Rosalie…molte cose…lei era fuori da un mese…era stata
in Corsica per cercare un cavallo, poi si era fermata sulla costa meridionale…aveva
deciso… di tornare a Parigi in macchina…una specie di vacanza…
Rosalie
si era affezionata molto al “capo”..la ammirava…anche se era molto severa
ed esigente…confidò all’uomo che però da qualche mese a questa
parte… lei era come diventata assente…Rosalie era lì da pochi mesi,
ma conosceva il capo da prima del suo trasferimento… e non sapeva bene
che cosa fosse successo…nessuno ne immaginava la spiegazione…aveva saputo
solo che il padrone del cavallo impazzito se ne era andato…
“So che
quell’uomo era un amico di infanzia…e lavorava per lei…”
Ogni
parola della ragazza veniva soppesata e analizzata…le congetture nella
testa dell’uomo si sprecavano…tutte tranne quella esatta…
“Strano
che non sia tornata…non ho molto tempo per preparare il nuovo cavallo che
ha comprato per la gara…non è del tutto domato…e non c’è
nessuno che riesce a farlo ragionare…”
“Posso
vederlo?”
“Certo…ma
lei scusi ..ne capisce?”
L’uomo
sorrise da sotto i baffi…” Sì…un po’”
Fine
6° parte
Mik